- Rubrica a cura di Don Carmine Ventrone
Ci troviamo, anche in questa VIII domenica del Tempo Ordinario, ad accogliere le parole di Gesù nel suo discorso “in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti”. (Lc 6,17-18)
“«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro”. Gesù racconta questa piccola parabola per coloro che sono o si sentono guide e maestri degli altri, che hanno una responsabilità sulla crescita umana e spirituale. Ma se queste guide sono cieche, cioè, non hanno occhi per vedere il bene degli altri, non percepiscono il percorso da proporre e non sono testimoni delle loro stesse parole, non possono essere un bene ma un male, falsi maestri con un falso insegnamento. Gesù è il vero, il solo e l’unico Maestro e tutti sono suoi alunni perché solo da lui abbiamo, ogni giorno, qualcosa da imparare. Gesù è il modello da seguire e imitare. Il discepolo è chiamato ad imitare, a identificarsi e realizzare parole e gesti del Maestro Gesù.
Platone, nell’Apologia di Socrate, riporta la celebre frase attribuita al filosofo Socrate: “Sicuramente sono più sapiente io di quest’uomo; anche se forse nessuno dei due sa proprio un bel nulla, ma la differenza fra noi è che lui crede di essere sapiente anche se non sa proprio un bel niente, io, almeno, so di non sapere”. Nei confronti del Maestro Gesù tutti sappiamo di non sapere abbastanza per essere maestri degli altri. Anche San Paolo ai Galati scrive “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. (Gal 2, 20), per identificarsi nel vero e solo Maestro della sua vita.
“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. La correzione portata da Gesù non si riferisce soltanto al rapporto tra Lui Maestro e discepolo ma anche tra gli stessi discepoli che si ergono a giudici ed accusatori degli altri. L’insegnamento dato da Gesù è quello di andare incontro agli altri senza giudicarli né criticarli, senza concentrarci solo su quello che non ci piace o che non riteniamo giusto. Di fatto il giudizio porta a sentirsi maestri degli altri avendo sé stessi come modello. Gesù chiede che la vera correzione fraterna non deve seguire la logica umana ma quella evangelica. Se Gesù è il modello da cui parte la correzione fraterna allora si sta compiendo un’azione evangelica, ma se il modello correttivo è rivolto su sé stessi allora si sta compiendo un’azione di ipocrisia.
“Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda»”. Il brano di oggi si conclude con un’altra parabola, molto significativa, che contiene un grande insegnamento di vita. Il fratello che agisce nel bene viene riconosciuto dai suoi frutti di bene così come dal suo cuore sa trarre il bene. Gesù è molto esplicito: la vera correzione fraterna deve contenere in sé sempre il bene, perché sta a cuore il bene del fratello e della sorella. Ma dove c’è il bene c’è sempre il male. Infatti, chi si mette alla sequela di Cristo Maestro apre il cuore a Lui e apprende la capacità di seminare il bene per gli altri.
Chiediamo al nostro Maestro, Gesù, di guidarci sulla via del bene, affinché sia reciso dal nostro cuore ogni ramo secco, perché si rinvigorisca in noi l’amore fraterno. Buona domenica.



