- Rubrica a cura di Don Carmine Ventrone
Siamo alla seconda domenica dopo Natale e la liturgia ci ripropone il prologo di Giovanni già proclamato nel giorno di Natale.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio […] e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
Il brano evangelico inizia dandoci una prima e vera affermazione di fede: il Logos (la Parola) era fin dal principio nella natura di Dio, e Dio da principio ha il desiderio di entrare in relazione con il Creato e le creature. Quella stessa Parola che ha sempre accompagnato il dialogo tra Dio stesso e l’umanità. Giovanni l’evangelista esprime la novità di Dio che nel nuovo testamento non si fa solo udire ma prende forma umana, assume la carne dell’uomo per essere visto e compreso dall’uomo.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; […] Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Gesù, Parola di Dio, porta all’uomo non solo la possibilità di vedere la Parola ma anche la luce del cammino e la vita eterna. Infatti, per mezzo della Parola noi impariamo il linguaggio eterno di Dio abituandosi già adesso a parlare come Dio. Solo esprimendosi come Gesù possiamo essere luce del mondo per permettere a Gesù di illuminare il nostro cammino e quello dell’umanità tutta.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
Eccoci a confronto con la verità, viviamo nel Creato, siamo nel mondo, siamo i suoi e quante volte ci rendiamo conto di non aver riconosciuto ed accolto il Signore Gesù. È sempre straordinario mettersi a confronto con l’estrema attualità della Parola di Dio. Molte volte pur essendo tra “i suoi” non cogliamo l’importanza e la bellezza della Parola di Dio eppure ogni giorno prima di accostarci alla Santa Eucaristia proclamiamo “Dì soltanto una Parola ed io sarò salvato”.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
L’accoglienza della Parola rende figli di Dio, siamo figli nel Figlio Gesù perché ci permette di poter chiamare Dio “Padre”. Infatti, nella Parola Dio ci genera, ci da alla luce, rendendo l’umanità simile al suo Figlio Gesù. L’uomo che accoglie dentro di sé questa grande verità diventa credente nella fede e credibile nella testimonianza.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
L’evangelista Giovanni richiama nuovamente il discorso dell’incarnazione e come non ricordare colei che ha dato la sua carne, la prima dimora di Dio fatto uomo, la Vergine Maria adombrata dallo Spirito Santo che accoglie l’amato Figlio con semplicità, umiltà e grazia. Quella Grazia che attingeva e donava continuamente nel suo essere madre del suo Dio, invitando tutta l’umanità con le sue parole “fate quello che vi dirà” indicando il figlio Gesù.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». […] Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Il brano evangelico si conclude con due certezze: la testimonianza della Parola di Giovanni Battista e la Parola rivelata e fatta carne per mezzo di Gesù.
Il Battista ci sprona a rendere testimonianza della Parola. È il nostro cammino di testimoni, se noi accogliamo la Parola dentro di noi, essa porterà frutti di vita eterna. Gesù ha svelato il volto del Padre rendendo visibile all’uomo ciò che prima era invisibile.
Buona domenica


