I Santi Medici

    Santa Caterina da Siena

I Santi Medici
  • Rubrica a cura di Antonio Citarella

Caterina Benincasa, più nota come Caterina da Siena, è una Santa del XIV secolo che ha lasciato una profonda traccia, oltre che nel campo religioso, anche in quello civile, letterario e politico. Merita di essere inclusa tra i Santi della Storia della Medicina perché, pur non essendo un medico laureato, si distinse per l’amorosa e fattiva assistenza agli ammalati e ai feriti. Con merito, perciò, è stata riconosciuta negli anni trenta del secolo scorso Patrona delle Infermiere Volontarie e, nel 1947, Patrona delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa.

Nacque nel 1347 e all’età di venti anni chiese ed ottenne, non senza difficoltà a causa dell’opposizione della famiglia, di essere iscritta nell’Ordine della Penitenza di S. Domenico, cioè di quell’organizzazione laica, forse preesistente allo stesso ordine domenicano, che si distingueva perché i suoi membri indossavano una mantella nera in segno di austerità e di penitenza nel costume. Educata in questo ambiente di rigore morale, sentì ben presto la vocazione di dedicarsi agli ammalati e lo fece impegnando tutta sé stessa, nonostante i numerosi ostacoli che incontrò nel suo cammino. Il primo Ospedale dove esercitò il suo ministero fu quello di S. Maria della Scala in Siena, cosiddetto perché si trovava difronte allo scalone del Duomo. Era questo uno dei dodici Ospedali esistenti nella città in quell’epoca. Nell’elenco erano però comprese anche le altre istituzioni benefiche che non erano, in effetti, dei veri e propri Ospedali. Caterina si dedicò all’assistenza dei malati più derelitti, quelli ricoperti di piaghe fetide, che gli altri non osavano avvicinare e per la ripugnanza e per il pericolo di essere contagiati. La sua opera però non sempre fu compresa e non sempre ricevette gratificazioni perché, qualche volta, incontrò malati che ricambiarono con ostilità il suo atto di Amore.

La prova più grande dell’attaccamento che aveva verso i malati si ebbe durante la pestilenza del 1374. Fu quella un’epidemia di vaste proporzioni da paragonarsi, per gravità, alla peste di Atene narrata da Tucidide. La sua dedizione agli appestati fu totale. Caterina soccorreva i malati nelle case o li raccoglieva per strada perché molti di essi venivano abbandonati. Curò i malati ricoverati negli Ospedali della Scala, in quello dell’Annunziata, o nel Lazzaretto fuori di Porta Romana. Si dedicò poi, con lo stesso amore, alla cura dei feriti nelle numerose guerre intestine dell’epoca. Li curava a prescindere dalla fazione cui appartenevano anticipando di molti secoli quella che sarebbe stata poi l’idea del nostro Ferdinando Palasciano circa la neutralità dei feriti in guerra che contribuì, in maniera determinante, alla costituzione della Croce Rossa.

A Siena, in quell’epoca, furono tante le lotte fratricide. La più sanguinosa fu quella che oppose i cittadini agli imperiali quando nel 1368 i nobili, desiderando impadronirsi del potere della città, aprirono le porte a Malatesta dei Malatesta rappresentante dell’Imperatore Carlo IV. In tutte queste circostanze l’opera di pacificazione svolta  dalla Santa fu tale da suscitare grande ammirazione in Giosuè Carducci che così scrisse di Lei: “Caterina da Siena sorse e passò come un sorriso ed ogni atto e fatto di lei era dimostrazione della Divinità. E l’effetto dell’apparizione di lei era che, nella terra delle vendette ereditarie, nessun nemico rimaneva e che nelle battaglie tra contrada e contrada, da torre a torre, di casa in casa ad ogni domanda rispondeva Amore”.

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