I Santi Medici

Il Cristianesimo nella storia della medicina

Caserta (Antonio Citarella) Ho evidenziato negli scritti precedenti quanto sia stata importante l’opera dei Santi Monaci per il progresso della Medicina e, soprattutto, per aver generato rispetto verso gli ammalati la cui assistenza, come è scritto nella Regola di S. Benedetto, “…. va posta prima e sopra ogni cosa; essi vanno serviti veramente come se fossero Cristo in persona. Grazie quindi ai Monasteri perché diedero impulso alla nuova medicina e anticiparono la nascita degli Ospedali per arrecare sollievo ai mali del prossimo e per debellarli dopo averne individuato la natura. Il Cristianesimo, religione che si basava sul rispetto del malato, fu indispensabile per continuare il percorso iniziato circa la prevenzione ed il trattamento delle malattie. Queste opere, cioè l’istituzione di Ospedali, il risanamento di ambienti malsani, l’incremento dei mezzi di cura avevano, come scopo, quello di arrecare sollievo alle persone malate o, comunque, bisognevoli di assistenza per la loro infermità.
Nacquero perciò istituzioni ospedaliere ed assistenziali favorite dagli ordini ospedalieri, dagli ordini monastici e ordini cavallereschi di netta ispirazione religiosa. L’assistenza ai malati era basata sulla pagina del Vangelo che riporta la parabola del Buon Samaritano e divenne perciò uno dei doveri del cristiano. Nacquero allora gli Xenodochi, le Diaconie, le infermerie monastiche.

Gli Xenodochi erano ospizi per pellegrini ma, in realtà, presso queste organizzazioni venivano ricoverati anche ammalati. Il pellegrino che raggiungeva la sua meta dopo un lungo e faticoso viaggio aveva bisogno di cure per la sua persona. Per questo motivo molti xenodochi vennero chiamati addirittura ospedali. Assistere, aiutare, confortare era questo il principio dell’amore verso il prossimo qualunque fosse la causa della sua sofferenza: la malattia, la mancanza di una casa, l’abbandono, la fame. La prima menzione ufficiale circa l’istituzione degli Xenodochi fu fatta durante il Concilio di Nicea, indetto da Costantino nel 325 che doveva contrastare la dottrina eretica di Ario e dei suoi seguaci. Nel Canone LXX di questo Concilio è riportato la decisione unanime dell’assemblea circa la necessità che ogni città avesse il suo ricovero per i pellegrini infermi e poveri, costruito in un luogo separato e custodito da un monaco, vale a dire da uno di quegli individui che vivevano separati dal mondo in eremitaggio. Egli doveva curare la vita dello Xenodochio, amministrarne il patrimonio e, qualora questo non fosse stato sufficiente, avrebbe dovuto procurare denaro e vettovaglie con la questua. Vi fu inizialmente quasi una gara da parte di privati e, anche di enti pubblici, per costruire ricoveri fornendoli di tutto quanto fosse stato necessario per i bisogni degli ammalati.

Il primo a costruire una struttura simile ad uno xenodochio fu San Cleto, Papa dall’anno 80 al 92, il quale, convertì la sua casa, sulla Via Merulana a Roma, in una Chiesa con ospizio per i pellegrini. Nei primi anni del quarto secolo, la famiglia di Sant’Agnese trasformò la loro abitazione sulla Via Nomentana in uno ospizio- ospedale. Il primo vero Ospedale fu però quello eretto da Fabiola, celebre matrona romana. In questa opera si possono individuare
elementi che la qualificano come il prototipo della vera assistenza nell’Europa occidentale. L’idea di questa istituzione fu ispirata da San Girolamo tornato a Roma dal deserto della Calcide nel 381. Intorno a lui si radunarono i rappresentanti della nobiltà Romana e tra queste vie era Fabiola che, certamente suggestionata dalle prediche del Santo, costruì in Trastevere un edificio che, da quanto ci risulta, fu il primo Ospedale dell’Occidente, immortalato poi nella storia della Cristianità e dell’Assistenza Sociale. Nella struttura venivano raccolti i malati che giacevano per le strade e venivano ristorati i poveri sofferenti per la fame. Fabiola prestava la sua opera indefessa nell’ospedale, ma sappiamo che percorreva tutta la città alla ricerca di persone che avessero bisogno delle sue cure e, quando le aveva individuate, le caricava sulle sue spalle per portarle nell’Ospedale.

Secondo la testimonianza di S. Girolamo nell’ospedale si trovavano i malati con le malattie più terribili e più ributtanti: nasi troncati, occhi cavati, piedi semibruciati, mano gangrenose, ventri tumefatti, cosce inaridite, gambe gonfie, ferite putridi e brulicanti di vermi.
Dopo la costruzione dell’Ospedale di Fabiola, in breve tempo ne furono costruiti altri. L’attività di questa Matrona nata in una famiglia dove era abituata a lusso e raffinatezze fu molto ammirata dal popolo per cui alla sua morte ricevette testimonianze di grande affetto. In quello stesso periodo a Parigi fu fondato l’Hotel Dieu, grazie al Vescovo Landry, e a Badajoz, in Spagna, una struttura simile, grazie al vescovo Masona. A Lione fu costruito un ospedale voluto dal Re Childeberto.

Le Diaconie, il cui nome deriva dal termine “diacono”, cioè uno dei tre ministeri in cui si articola il primitivo carattere del Diaconato, prevedeva secondo San Fabiano che lo aveva istituito, un altro luogo di ricovero con caratteristiche diverse dai precedenti. Il Santo aveva previsto, per migliorare l’assistenza ai malati la divisione della città di Roma in sette rioni con a capo sette diaconi da cui il termine diaconia. Inizialmente le diaconie vennero affidate a laici ma, successivamente, per disordini verificatisi tra l’amministrazione laica, passarono alla Chiesa. A Roma erano collocate nei locali della vecchia città imperiale. Successivamente la sede fu trasferita in ampi locali posti al centro della città. Oltre i diaconi vi erano impiegate anche le diaconesse e a queste era preferibilmente assegnata l’assistenza degli ammalati. La Chiesa abolì successivamente il ruolo delle diaconesse che rimase solo nella Chiesa Protestante. I medici nominati nelle diaconie non erano soltanto medici ecclesiastici ma anche laici. La Chiesa si occupò di assistere non solo i malati ricoverati negli Ospedali ma anche quelli che non avevano necessità di ricovero e venivano, quindi, visitati e curati nelle infermerie monastiche. Secondo un’antica tradizione il popolo non smise l’usanza di ricercare nelle Chiese la speranza della salute perduta così come aveva fatto per i templi dedicati alle divinità pagane. Furono specialmente le Chiese dedicate ai Santi Medici che
ebbero la particolarità di attirare i malati. A queste si aggiunsero Santuari, Chiese, Cappelle ed anche oratori dedicati in genere ai Santi taumaturghi. E’ possibile che i custodi di queste chiese per essere sempre vicini a determinati malati acquistassero una certa pratica medica e fossero in grado di fornire anche i rimedi per quelle malattie.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio