I Santi Medici

16 novembre: Memoria di San Giuseppe Moscati: considerazioni di un medico

Caserta (Antonio Citarella). San Giuseppe Moscati è stato un Santo la cui vita terrena fu spesa per fare del bene agli altri e per assistere i malati. Dopo la morte, avvenuta il 12 Aprile del 1927, Martedì Santo, fu sepolto nel Cimitero di Poggioreale nell’ipogeo della Cappella dei Pellegrini. Il 16 Novembre dell’anno 1930 i suoi resti furono traslati nella Chiesa del Gesù Nuovo, la sua Chiesa, dove ogni mattina, prima di recarsi in Ospedale, assisteva alla Santa Messa. I resti furono collocati alla destra dell’altare di san Francesco Saverio e, anni dopo, ebbero definitiva sistemazione nella cappella della Visitazione. Giuseppe Moscati in vita fu un uomo apparentemente normale ma la sua santità fu presto riconosciuta da tutti quelli che ebbero contatti con lui. Moscati fu, soprattutto, un medico e della sua figura di medico che desidero parlare.

Oggi, come ormai molti sanno, la Medicina è in crisi; il nostro sistema sanitario è fatiscente e l’assistenza ai malati ne soffre. Credo quindi che nel giorno del suo ricordo, sia necessario parlare del modello di medico che il nostro Santo incarnava. Nel Vangelo secondo Luca leggiamo: Un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene, fa’ questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».

Questo è il modello di medico incarnato da Moscati. Il Samaritano è intervenuto immediatamente per prestare soccorso al viandante ed ha curato un uomo che non conosceva e lo ha fatto come se fosse suo fratello. Da quanto sappiamo Moscati, durante la sua vita terrena, si è sempre comportato come il Samaritano. Ha mostrato verso tutti i malati, anche sconosciuti, un profondo sentimento di compassione cioè si è immedesimato nei malati e li ha trattati come fossero suoi fratelli vedendo in ognuno di essi il volto di Cristo. Moscati deve essere oggi un modello a cui tutti i medici dovrebbero fare riferimento. Ciò è importante perché siamo in un’epoca in cui, per ragioni varie, molti medici hanno perduto il modello Moscati. Invito perciò la mia persona e i colleghi medici a ritrovare la strada che abbiamo smarrita, pregando il Signore perché Moscati ritorni ad essere il nostro modello.

I Santi non sono persone come le altre. Non lo è stato nemmeno S. Giuseppe Moscati. Se esaminiamo i vari episodi della sua breve vita (è vissuto 47 anni) la sua infanzia, la sua adolescenza, l’educazione familiare, gli studi, la sua carriera di professore universitario ma, soprattutto, il suo impegno di medico al servizio degli altri ci rendiamo conto che le sue azioni solo apparentemente sono state quelle di un uomo normale. In realtà sono state azioni eroiche ma ciò non significa che Moscati sia stato un essere soprannaturale. Significa invece che come tutti gli eroi è stato capace di dimenticare se stesso per gli altri, in particolare per i malati.

Moscati è un Santo a noi vicino non soltanto perché è morto circa 100 anni fa ma è un Santo moderno nel senso che la sua vita professionale e spirituale, nonché la sua grande Fede rappresentano dei valori in cui  abbiamo bisogno di credere tutti, medici e non medici. In un’epoca di incertezza in cui viene messo in discussione tutto ciò che abbiamo acquisito dalla nostra educazione familiare e professionale, sentiamo il bisogno di rivolgerci a Lui come punto di riferimento nelle nostre difficoltà quotidiane. Vorremmo risolvere, al pari di Moscati, le difficoltà, quotidiane ma egli era un Santo e aveva la forza della Fede; noi invece siamo esseri umani talmente fragili da non essere capaci di imitarlo. Dopo tanti anni dalla sua morte, considerato che spesso pecchiamo di indifferenza nei confronti dei più deboli, in particolare dei malati, ritengo che sia lecito chiedersi cosa è rimasto del suo insegnamento e se il modello di medico che Egli ha incarnato sia ancora attuale. Io sono certo che oggi avremmo tutti bisogno non di uno ma di tanti S. Giuseppe Moscati, talmente è grande il disagio dei malati di fronte alla malattia. Si dirà che il disagio deriva dall’ inefficienza del nostro sistema sanitario. Certamente questo fattore è importante ma quello che manca è l’amore verso i sofferenti. L’Amore lenisce la sofferenza e infonde fiducia nell’ammalato, aiutandoli a superare i momenti critici della malattia.

Oggi invece gli operatori sanitari, medici ed infermieri, sono spesso incapaci di dare amore perché il loro animo è inaridito. Bisogna allora recuperare l’umanità e la carità che abbiamo perdute riscoprendo S. Giuseppe Moscati che, come Medico, aveva messo l’ammalato al centro dei suoi interessi vedendo in ognuno di essi il volto di Cristo. Da questo nasceva il suo speciale rapporto con l’ammalato che diventava un fratello e non soltanto una persona bisognevole di cure. Riscoprire Moscati significa cominciare un percorso nuovo dando vita ad una nuova medicina fatta di competenze, di assistenza qualificata, di rispetto e quindi di amore verso i nostri fratelli più sfortunati di noi. Se non riusciamo a trarre dall’opera di Moscati il giusto insegnamento vuol dire che anche il nostro cuore si è inaridito.

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