Storie curiose della medicina

La Magia della Mandragora

Storie curiose della medicina
  • Rubrica a cura di Antonio Citarella

La Mandragora è un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Solanacee, comunemente note come mandragola. La radice di questa pianta è caratterizzata da una particolare biforcazione per cui risulta una forma simile ad una persona umana. Gli antichi credevano addirittura di poterne identificare il sesso per cui si parlava di una mandragora maschile e una femminile. Per il suo aspetto antropomorfo la mandragora officinalis ha sempre stimolato la fantasia dell’uomo e quindi, fin dall’antichità, venivano attribuite alle radici e alle sue foglie virtù magiche e terapeutiche: analgesiche, sedative, narcotiche ma soprattutto afrodisiache. Nella Genesi si legge che Rachele, figlia di Labano, sposò Giacobbe e chiese a sua sorella Lia la radice di mandragora per ottenere la fecondità. Nell’antichità questa pianta era sacra a Ecate, dea delle tenebre, che era intimamente legata ad un’altra divinità, cioè a Diana che rappresentava la luna e, per questo motivo, fu usata per curare l’epilessia che veniva considerata la malattia dei lunatici.

La mandragora è altamente tossica. Le sue foglie e la radice contengono alcaloidi come la mandragorina e altre sostanze che provocano la morte se ingerite in grandi quantità ma possono, comunque, causare reazioni tossiche come vomito, diarrea, dolori addominali, sudorazione, vertigini e confusione mentale.

Nel Medioevo alla mandragora venivano attribuite qualità magiche ed era quindi usata nella preparazione di varie pozioni. In alcuni testi di alchimia veniva rappresentata con le sembianze di un uomo o di un bambino, per l’aspetto antropomorfo che assume la sua radice in primavera. Da ciò ne è derivata la leggenda del pianto della mandragola, ritenuto in grado di uccidere un uomo.

Nell’antichità, considerato che la pianta aveva degli aspetti simili ad una persona umana, si diceva che essa dava segni di sofferenza se qualcuno avesse tentato di estirparla dal terreno e perciò si vendicava contro questa persona rendendola pazza o, addirittura, dandogli la morte. Non tutti comunque potevano cogliere impunemente la mandragora. Lo potevano fare i maghi e le streghe i quali non solo l’andavano a cogliere di notte nei cimiteri, specie in quelli di campagna, ma conoscevano anche tanti segreti per non farla soffrire e per non risentire dei suoi influssi negativi. Ad esempio bisognava evitare, nel momento di estirparla dal terreno, di mettersi controvento e aspirare i suoi flussi mortali. Machiavelli nell’omonima sua commedia, affermava  che il  metodo più sicuro per coglierla era legarla al guinzaglio di un cane che poi veniva lasciato libero in  modo che, tirando la corda, avrebbe sradicato la mandragora ma il cane, udendone il lamento straziante,  moriva  all’istante e consentiva così al proprietario di coglierla.

La mandragora veniva considerata come una pianta bisex quindi bivalente nei suoi rapporti con l’essere umano. Essa poteva guarire la mente ed il corpo ma poteva anche portare alla perdizione un uomo. Poteva donare un sonno ristoratore ma anche portar alla pazzia. Poteva uccidere con crudeltà ma anche agire come antidoto per il veleno dei serpenti. Poteva lenire il dolore ma anche provocare allucinazioni. Se una persona possedeva una mandragora, anche se non la usava, voleva dire che la sua casa era protetta e si era assicurato pace, salute e ricchezza. Avendo tali requisiti la pianta era molto richiesta ma gli esemplari erano pochi ed, allora, si ricorreva alle sofisticazioni.

Vi erano degli esperti imbroglioni che spacciavano per mandragora qualsiasi pianta, anche se somigliava molto vagamente ad essa. Tutte le leggende nate sulla mandragora sono oggi completamente sfatate. I suoi effetti sul corpo umano erano legati alla presenza di principi attivi come la scopolamina, l’atropina, e la iosciamina le cui proprietà sono riconosciute dalla farmacologia ufficiale. Nella medicina popolare ha avuto nel passato diversi impieghi contro l’insonnia ma, in questo caso, perché fosse efficace si raccomandava di mischiarla con rosso d’uovo e latte di donna. Veniva usata anche contro l’incontinenza urinaria ma il suo uso si estendeva anche come antidoto nei casi di avvelenamento. Le magiche proprietà della mandragora  hanno colpito per il passato numerosi artisti.

Cito in particolare Niccolò Machiavelli che scrisse una commedia intitolata la Mandragola. I protagonisti sono il messere Nicia e la moglie Lucrezia, ma ad innamorarsi di questa è Callimaco, che cerca in tutti i modi di conquistarla. I due sposi, inoltre, non riescono ad avere figli e così furbamente Callimaco offre a Nicia, per curare la sterilità della moglie , un infuso di erba di mandragola. Questo infuso però causerebbe, secondo Callimaco, la morte al primo uomo che si unirà alla donna dopo aver bevuto l’infuso, e così egli si offre di morire al posto di Nicia, pur di giacere finalmente con Lucrezia.

Nonostante le attuali conoscenze scientifiche dei suoi principi attivi, la mandragora nella fantasia popolare ha conservato l’antico fascino. Presso l’Orto Botanico di Berlino si è rinunciato a coltivare la mandragora considerati i numerosi furti della pianta. Anche oggi, quindi, vi sono persone che continuano ad usare la mandragora e secondo gli esperti vi sarebbe un fiorentissimo commercio di preparati di mandragora contenenti frammenti delle sue radici che, a volte, per raggirare l’acquirente, risultano essere invece frammenti di rapa commisti a grani di papavero e a polvere di mirra.

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