La riflessione sulla parola di Dio

XXXI domenica del tempo ordinario commento al Vangelo secondo Marco 12,28b-34

Caserta (don Carmine Ventrone). Il brano del Vangelo di questa domenica XXXI del Tempo Ordinario ha come tema centrale la domanda di un dottore della Legge sul comandamento più grande e la risposta di Gesù.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù si trova nel bel mezzo di un dibattito con i sadducei che chiedono il suo punto di vista sulla resurrezione (Mc 12,18-27). Sicuramente è presente alla discussione anche questo dottore della legge, il quale, vista l’opportunità di avere Gesù lì, gli pone una domanda: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». La risposta non è così scontata; basti sapere che i giudei avevano ben 613 norme e precetti per regolamentare e interpretare la legge mosaica dei Dieci Comandamenti. Di queste norme 248 erano di obbligo e 365 di divieti. Questi numeri fanno comprendere la complessità della risposta che Gesù deve dare al dottore della legge.

Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Gesù da buon maestro va alla fonte per dare la risposta. Infatti, cita un passo dell’Antico Testamento per indicare il primo dei comandamenti: «Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza» (Dt 6, 4-5). Gesù non parla per sentito dire, per ipotesi o supposizioni, ha come unico riferimento la Parola di Dio; così dovrebbe avvenire anche per i cristiani del nostro tempo: avere come unico riferimento la Parola del Vangelo, il Verbo incarnato Gesù, Parola del Padre. E perché la Parola di Dio sia non soltanto ascoltata ma anche vissuta ecco la seconda parte della risposta: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lev 19,18). Anche questa seconda parte della risposta di Gesù trova la sua radice nell’Antico Testamento, nella Parola di Dio. In poche parole, Gesù ha sintetizzato tutta la Sacra Scrittura, la quale non va solo ascoltata, nei vari contesti celebrativi o di preghiera, ma va anche azionata nella vita, resa presente e operante come suggerisce san Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché, se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era» (Gc. 1,22-24)

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Il dottore della legge non resta deluso da Gesù ed è d’accordo con la sua risposta. Resta talmente ammirato da Gesù da sottoscrivere le sue parole. Amare Dio è più importante di qualsiasi culto o sacrificio o offerta nel tempio. Praticare l’amore verso Dio e verso il prossimo è più importante di novene, tridui, processioni e devozioni varie. Ovvero queste devono essere il segno dell’amore verso Dio praticato nell’amore verso il prossimo. Diversamente tutto diventa abitudine che non porta a nulla. Il culto, la liturgia e le varie pratiche religiose devono condurre all’amore per gli altri nella costruzione dell’unica famiglia di Dio.

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Il brano si conclude con la conferma di Gesù al dottore della legge: «Non sei lontano dal regno di Dio». Infatti, il Regno di Dio è abitato da coloro che si sono esercitati nella pratica dell’amore, perché Dio non guarda al peccato ma al cuore dell’uomo.

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