Aversa. Antonio Fontana, 62enne ex sindaco di Casapesenna, è stato condannato a dieci anni di carcere dal tribunale di Napoli Nord al termine del processo relativo ai lavori di somma urgenza per la rete idrica regionale affidati a imprese legate al capoclan dei Casalesi Michele Zagaria. Con Fontana sono stati condannati a dieci anni a testa anche gli imputati Raffaele e Costantino Capaldo.
Per la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Fontana, imprenditore edile nonché ex sindaco negli anni ’90 del paese in cui Michele Zagaria è nato ed è stato anche catturato nel 2011 dopo oltre 15 anni di latitanza, sarebbe legato così come i Capaldo da anni al boss, e i tre avrebbero rappresentato la longa manus imprenditoriale di Zagaria almeno tra il 2001 e il 2015.
I giudici del collegio giudicante presieduto da Rossella Marro hanno accolto in toto le richieste del sostituto anticamorra Maurizio Giordano, che in sede di requisitoria aveva invocato dieci anni per ognuno dei tre imputati.
I lavori aggiudicati alle ditte ritenute colluse riguardavano le opere per la riparazione della rete di acquedotti regionale, affidate con procedure irregolari di somma urgenza per importi di circa 40 milioni di euro grazie all’intervento di Michele Zagaria. Per tale procedimento penale Fontana era finito anche in carcere nell’ottobre del 2020.
L’inchiesta era sorta come prosecuzione di quella ben più ampia denominata “Medea”, che aveva fatto luce nel 2015 su un sistema, condizionato dal clan, di assegnazione dei lavori urgenti e senza affidamento da parte del settore idrico della Regione Campania, e che aveva portato al coinvolgimento di numerose persone, tra cui imprenditori e politici come l’ex senatore dell’Udeur ed ex dirigente regionale del Settore Ciclo Integrato delle Acque Tommaso Barbato, poi assolto dal reato di concorso esterno in camorra. Lo stesso Fontana era stato arrestato in Medea, poi scarcerato e la sua posizione archiviata.
